Via Leoni, angolo con Via Amanti - 37100 Verona (VR)
Presentazione
Porta Leoni costituiva uno degli ingressi principali a Verona romana, al limite sud del cardine massimo e venne costruita nella seconda metà del I sec. a.C. e ristrutturata nel I sec. d.C.
Storia della ricerca e degli studi
I resti di Porta Leoni in parte sono da sempre visibili, in parte furono messi in luce con i restauri del 1958-1959. Lo scavo della porta (uno dei primi scavi urbani della città) e la sua musealizzazione al centro di Via Leoni risalgono agli anni 1974-1981. Queste ricerche archeologiche hanno consentito di comprendere l'impianto e lo sviluppo in elevato della struttura.
Contesto geografico e urbanistico
Verona sorge ai piedi dei monti Lessini e ad una trentina di chilometri ad est del Lago di Garda. Essa si colloca nell’ansa formata dal fiume Adige al suo ingresso nella Pianura Padana, ad una quota di 59 metri sul livello del mare. La porta Leoni si trova lungo il tratto sudorientale della cinta muraria, dove una importante strada extraurbana incrociava il perimetro murario.
Cronologia
I sec. a.C. (metà) - I sec. d.C.
Porta romana (Via Leoni a Verona)
Nella cinta muraria che perimetrava su due lati l’impianto urbano di Verona, protetto sugli altri due lati dal fiume Adige, si aprivano due porte principali: Porta Borsari e Porta Leoni. Quest’ultima deve il suo nome ad un coperchio di sarcofago in pietra con due leoni, che si trovava nelle sue vicinanze e che oggi si colloca dietro al limitrofo monumento ad Umberto I. Di Porta Leoni rimangono resti della parte orientale, inglobati nel muro di un palazzo, e di quella occidentale, conservata nell’area archeologica al di sotto del piano stradale. La Porta Leoni fu costruita tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. e costituiva l'ingresso principale alla città posto al termine di uno degli assi generatori urbani. Alta circa 13 metri, era una porta a pianta quadrata (circa 17 metri per lato) con corte interna rettangolare, doppio fronte con fornici di circa 3,3 metri di altezza e gallerie ai piani superiori. Sulla fronte rivolta verso la campagna erano due torri poligonali: le fondazioni di una di queste sono visibili nell'area archeologica. Rimane anche una porzione della facciata verso la città con un fornice, tre finestre del primo piano e, verso la Via Leoni, l'iscrizione che ricorda che la porta fu realizzata contemporaneamente alla cinta muraria, al reticolo fognario e alle strade. Verso la metà del I sec. d.C. le due facciate in laterizio furono abbellite con prospetti in pietra bianca. Questi seguivano l'articolazione dei precedenti, ma erano più alti e con una decorazione molto più ricca, secondo la tendenza dell'epoca. Rimane metà della facciata verso la città, con uno dei fornici inquadrato da un'edicola; al primo piano sono tre delle sei finestre, al secondo circa metà della grande esedra di coronamento (probabilmente decorata da statue) e una delle specchiature che la inquadravano tra colonne tortili. Il rifacimento delle facciate fu opera di un collegio di magistrati, uno dei quali (Ti. Flavius Noricus) è ricordato nell'iscrizione sull'architrave.
Accesso
Visitabilità: Esterno; Biglietto: No;
Accesso per le Scuole


Tempo suggerito per la visita (in minuti): 40
Servizi per l'utenza
Servizi didattici
Pannellistica
Supporti informativi multilingue: Inglese
Pannellistica fissa
Bibliografia di riferimento
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