Quinto spazio espositivo Questa parte della sala illustra i progressi tecnologici dell’uomo attraverso le sue scoperte, presentando gli utensili, da lui inventati, e il loro uso nelle diverse epoche.
La prima vetrina è dedicata alle tecniche di scheggiatura dei materiali litici durante il Paleolitico; per ogni tecnica (percussione diretta, diretta su incudine e indiretta) viene presentato un disegno esplicativo e un esempio di manufatto litico corrispondente. All’interno della vetrina troviamo esposti alcuni materiali adatti alla scheggiatura. La vetrina seguente espone gli strumenti litici, dai più antichi chopper ai più recenti ottenuti dalla lavorazione di schegge e lame; tra questi segnaliamo denticolati, raschiatoi, punte, punte foliate, geometrici, coltelli a dorso, lame a dorso, punte a dorso, perforatori, troncature, grattatoi e bulini. Il percorso procede verso sinistra dove si incontrano la terza e la quarta vetrina, che espongono gli utensili levalloisiani, del Paleolitico Medio (120.000 – 36.000 anni fa), scoperti sul Montello e nell’area tra il Quartier del Piave e il Grappa. La prima presenta manufatti musteriani di tecnica “Levallois” (raschiatoi laterali e trasversali, punte) realizzati in selce estratta dal Grappa o dal Cesèn; la seconda, un insieme litico (raschiatoi trasversali e latero-trasversali, raschiatoi “La Quinà”, denticolati e schegge) ritrovato a Capo di Monte. Tra le due teche si trova la ricostruzione di una capanna musteriana ritrovata a Moldova, in Ucraina.
Il percorso espositivo procede con la quinta vetrina, in cui vengono esposti strumenti litici più complessi e numerosi, appartenenti al Paleolitico Superiore (36.000 – 10.000 anni fa): bulini, grattatoi, troncature, punte, becchi, lame a dorso, lame ritoccate, lame raschiatoio e dorso troncature. All’interno della stessa vetrina si trovano anche due copie delle statuette della “Venere di Willendorf” e della “Venere di Vestonice” e un graffito con raffigurazione di muflone ritrovato in Nord Africa, che documentano la nascita dell’arte preistorica. Di seguito è esposta la foto di una sepoltura di un giovane principe, scoperta alle Arene Candide e attribuibile al Paleolitico Superiore.
La vetrina successiva raccoglie selci estremamente piccole e dalla forma triangolare o trapezoidale, comunemente definite “microliti”, che risentono delle innovazioni delle tecniche di scheggiatura che caratterizzano l’età mesolitica (10.000 – 5.000 anni fa). Gli utensili (grattatoi, bulini, troncature, microbulini, punte di freccia o arpioni da pesca) provengono dai siti di Capo di Monte (Montebelluna), Santa Mama (Croceta del Montello) e Sopra Piana (Vidor). L’ultima vetrina, prima di passare al Neolitico, espone punte di freccia e di lancia provenienti da diverse parti del mondo (Egitto, Perù , Bolivia, Marocco, Algeria, Australia).
La seconda parte di questa sezione è dedicata al Neolitico (4.500 – 2.000 a.C.), momento importantissimo per la storia dell’uomo perché si passò da un’economia di ricerca del cibo (caccia e raccolta) ad un’economia di produzione di beni di consumo (agricoltura e allevamento), con conseguente alterazione forzata dell’ambiente naturale e degli utensili necessari per la sopravvivenza. All’interno dell’ottava vetrina sono conservati gli strumenti litici utilizzati nel Neolitico, foliati e in pietra levigata; tra questi ricordiamo un falcetto a mandibola tipo “Fiavè”, un’ascia levigata da Falzè di Piave, un idoletto, bulini, grattatoi, troncature, raschiatoi foliati, punte foliate e bifacciali, punte peduncolate, raschiatoi, macine e zappe. Un’altra grande scoperta dell’uomo neolitico fu la ceramica, la cui evoluzione stilistica e formale è ben riassunta nella nona vetrina, dove sono esposti diversi esempi di tipologie vascolari in ordine cronologico: vasi a ceramica impressa (Neolitico Antico), vasi da Fiorano (Neolitico Medio), vasi a Bocca Quadrata (Neolitico Medio e Recente) da Montello e Fimon, vasi da Bocca Lorenza (Neolitico Finale) e vasi campaniformi da Remedello (Neolitico Finale). Accanto a questi esempi è presentata una moltitudine di frammenti ceramici (orli, prese, pareti decorate, anse e apofisi cilindro-rette) attribuibili all’età del Bronzo.
Nel passare all’ultima parte di questa sezione, si supera una vetrina che raccoglie parte della collezione di Augusto Krüll, consistente in diverse tipologie di manufatti litici europei, africani ed americani prodotti durante la rivoluzione agricola (avvenuta in momenti diversi nei vari continenti).
L’ultima parte del percorso è dedicata alla scoperta della metallurgia e all’inizio dell’età del Bronzo. La prima vetrina che si incontra raccoglie una grandissima quantità di utensili metallici; tra questi ricordiamo diversi tipi di asce (“ad alette mediane” da Col Fosco e da Crocetta del Montello, “ad alette” da Ciano del Montello e “con innesto a cannone” da Susegana), di spade del Bronzo Recente (tipo “Castions” da Strada Marano Lagunare, tipo “Sauerbrunn Bolu” da Susegana e tipo “Sombor-Smolenice” da Susegana) e dell’età del Ferro (tipo “Tarquinia”), pani e scorie di fusione dal greto del fiume Piave e diversi tipi di oggetti (un manico di situla, un anello, spilloni, un frammento di colino, un pendaglio a forma di ascia e una fibula con cavaliere). La vetrina di fronte propone una serie di materiali metallici della collezione Krüll, provenienti dal Luristan (Iran). Tra questi oggetti sono presenti spade, pugnali, asce da combattimento e da lavoro, punte con innesto a cannone, brocche e coppe, puntali cerimoniali con immagine del Signore degli animali, campanelli e uno splendido elmo assiro. Fanno riferimento alla collezione Krüll anche una serie di vetrine che presentano un allestimento provvisorio e senza didascalie: una vetrina contenente asce e punte di lancia dell’epoca tardo romana e longobarda, una vetrina con diversi esempi di iscrizioni (cuneiforme e geroglifica), due teche che raccolgono forme vascolari apule e magnogreche e un'esposizione di materiale lapideo di età romana, posta sul pianerottolo di villa Ancillotto. |